Logopedia: preoccuparsi o occuparsi?

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Sempre più frequentemente i bambini, nel loro percorso di sviluppo, necessitano di un incontro ravvicinato con una strana figura, chiamata logopedista. 

Nonostante l’alta frequenza delle richieste di consulenza logopedica, permangono dubbi e perplessità su quando e perché sia il caso di rivolgersi ad un professionista del linguaggio. La frase tipicamente riportata da addetti e non addetti ai lavori è: “siamo certi che il bambino/a sia pronto?” . Da qui nasce l’esigenza di rispondere a dei quesiti e fare un pò d’ordine onde evitare che la preoccupazione trovi il suo rifugio in pagine social e quizzoni digitali lasciando un po’ di incertezza e timore nei genitori. 

PARTIAMO DALLE DEFINIZIONI!

Il logopedista è l’esperto di prevenzione, valutazione e riabilitazione di disturbi della voce, parola e linguaggio.

Si può fare molto per sostenere il processo di apprendimento comunicativo e linguistico del bambino e per farlo non si usano strane macchine o complessi farmaci ma quelli che, mi piace chiamare “Aggiustamenti”. Il logopedista si inserisce nel setting familiare e nelle dinamiche ludiche e mette voce a parole non dette. Questo aspetto è di particolare rilevanza nel caso dei cosiddetti late talkers, ovvero, quei bambini che a 24 mesi, presentano un lessico inferiore a 50 parole e assenza di combinazioni di parole.

La maggior parte dei late talkers raggiunge adeguate competenze linguistiche entro i 36 mesi, in una percentuale minore, nei late talkers le difficoltà linguistiche persistono oltre i 36 mesi.

Sono i bambini nei quali il ritardo iniziale si struttura in Disturbo Specifico del Linguaggio. Non potendo sapere chi, tra i bambini late talkers, recupererà spontaneamente e chi invece svilupperà un Disturbo Specifico del Linguaggio, c’è un largo consenso sul fatto che tutti i parlatori tardivi debbano ricevere intervento e monitoraggio da parte degli specialisti. 

É molto complesso comprendere come il linguaggio si sviluppi ma è importante sapere che lo sviluppo del linguaggio comincia già durante la gestazione. Nonostante ciò, dopo la nascita i bambini riescono a modulare i suoni non prima del terzo quarto mese di vita e saranno in grado di scrivere un tema ben organizzato a livello linguistico e concettuale non prima dei 15/19 anni. Ciò per evidenziare come il percorso di apprendimento linguistico sia lungo e pieno di tappe.

Prenderemo dunque in esame difficoltà attinenti specificatamente problematiche di natura linguistica, per le quali si potrebbe rendere necessaria una consulenza e/o un intervento riabilitativo. 

In taluni casi, infatti, segni di un disturbo con implicazioni anche sul linguaggio, possono essere legati ad altri aspetti di tipo percettivo, motorio, sensoriale non saturabili in questa sede e che necessitano di approcci multidisciplinari.

Vorrei condurre la vostra attenzione sui “segnali” ovvero su delle caratteristiche specifiche che orientano lo sviluppo evolutivo e sulle quali è molto importante volgere il nostro sguardo e interrogarci. Nello sviluppo comunicativo-linguistico vi sono infatti degli indicatori specifici che verranno elencati di seguito.

Attenzione! Nella lettura di tali elementi non si parla di mancanza o deficit ma di presenza di una data caratteristica, in assenza della quale, si parlerà di specifico campanello d’allarme.

Non basta, infatti, comprendere che il proprio figlio/a non parli bene ma capire in che senso il suo parlato non sia adeguato e in che età di riferimento si trovi rispetto a determinate abilità.

Può risultare utile individuare, pertanto, dei segnali di vera prescrizione, dei segnali di stop che fungono da campanelli di allarme (Sabbadini, 2013)

  • Assenza della lallazione 5-12 mesi;
  • Assenza di utilizzo di gesti comunicativi 12-14 mesi;
  • Mancata acquisizione di schema di azione con oggetto 12 mesi;
  • Vocabolario inferiore a 20 parole, 18 mesi;
  • Vocabolario inferiore a 50 parole, 24 mesi; 
  • Nessuna combinazione di parole, 30 mesi; 
  • Ritardo nella comprensione di ordini non contestuali, 24-30 mesi;
  • Persistenza di parole idiosincratiche, cioè non intellegibile, dopo i 30 mesi.
    In relazione alla componente fonetica e articolatoria, il bambino acquisisce progressivamente tutti i suoni della lingua italiana arrivando a completare l’intero inventario fonemico entro i 6 anni. L’evoluzione fisiologica delle competenze fonetico-fonologiche ha un andamento progressivo , in relazione alle capacità percettive e motorie del bambino e al passaggio tra i vari livelli di complessità articolatoria dei vari fonemi, saturando l’inventario di suoni verso i 36-48 mesi. 

Le difficoltà che possono manifestarsi sono molteplici e complesse e possono variare a seconda della varie aree:

  • Difficoltà di tipo organico-articolatorio: La presenza di anomalie organiche quali frenulo corto linguale o labioschisi, non precocemente intercettate, possono ripercuotersi in attività oro-facciali quali succhiare, soffiare, masticare e, successivamente, non per importanza, coinvolgere gli aspetti fonatori, legati alla parola. 
  • Difficoltà di tipo fonetico-fonologico: i problemi riguardano mancata acquisizione di suoni, sostituzioni di suoni o omissioni.

  • Difficoltà di tipo semantico-lessicale: i problemi riguardano la mancata comprensione di quanto viene detto o la mancata produzione di vocaboli adatti al contesto o necessari per la comunicazione. Il lessico si presenta scarno e privo di espressioni articolate.

  • Difficoltà di tipo morfosintattico: difficoltà nella comprensione di strutture frastiche e difficoltà nella combinazione di parole e frasi, poche regole sintattiche. E’ evidente in utilizzo di parole in successione, non sono presenti elementi complessi come articoli e/o preposizioni o aggettivi o se, presenti, non sono corretti. 

  • Difficoltà nella fluenza verbale: ovvero difficoltà nella gestione del discorso. Può manifestarsi con ripetizioni di parole o blocchi dell’eloquio, può associarsi a movimenti di mani o della faccia. Solo una corretta valutazione logopedica può definire caratteristiche, carattere e prognosi. Per molti bambini, secondo gli ultimi studi, (Yari e Ambrose, 2013) essa compare intorno ai 33 mesi e può considerarsi un fenomeno fisiologico. Solo una corretta valutazione logopedica può definire caratteristiche, carattere e prognosi.

  • Disturbi dello speech: molti bambini faticano nel pianificare i movimenti necessari per la coarticolazione, senza per altro presentare danni neurologici . In tal caso la problematica può manifestarsi con aprassia e disprassia verbale. 

Perchè è importante la presa in carico precoce ?

Intervenire precocemente aiuta a :

  • prevenire un disturbo più strutturato nel linguaggio e nella comunicazione;
  • ridurre lo sforzo del bambino e della famiglia per affrontare un intervento che richiede tempi lunghi di risoluzione;
  • contenere il peso che il ritardo può assumere nello sviluppo successivo. 

Il file in allegato “una piccola guida a cosa fare se…?” è una FAQ appositamente creata per provare a dare risposta a quesiti più frequenti che possano fare chiarezza e aiutare a comprendere quando intervenire. 

Per qualsiasi dubbio o richiesta potete contattarmi al mio indirizzo mail. Sarò felice di rispondere. simonacozza@centrobaco.it .

Riferimenti Bibliografici

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